Ok. Va tutto bene. Un sorriso, forse finto. Un respiro, per contenere rabbia repressa. Contro chi? Non lo sapevo. Un passo, lento, infinito. Una corsa immobile. Avrei voluto correre, correre via da tutto ciò, correre via da loro, da me stesso. Un altro sospiro. Un altro sorriso. Lui mi diede una pacca sulla spalla. Sorrideva. Lui scherzava. Lei mi abbracciò. Un cellulare trasmetteva all’infinito la stessa assordante canzone, note sconnesse tra loro che non esprimevano né gioia, né tristezza, solo battiti, così, senza senso. Così, senza senso come i battiti del mio cuore.
Un altro sorriso. Voglia di urlare. Ma perché? L’abbraccio si era sciolto. Che diceva lui? “…Giulia…” Boh. Rabbia. Alzai lo sguardo: un cielo azzurro, privo di ombre, così limpido e terso era in netto contrasto con i miei pensieri così confusi, affollati e opprimenti, così sfuggenti. Avrei voluto poterli afferrare per fare chiarezza, ma avevo paura, paura di me stesso. Quel cielo era sprecato per la giornata. Voglia di piangere. Non importa. “Cammina, cammina ma non correre, non scappare,” mi dicevo, “…autocontrollo”. Che schifo l’autocontrollo, la razionalità, la calma, la pazienza, tutte difese inutili che ti proteggono dall’esterno lacerandoti dall’interno. La suoneria di un telefono mi riportò sulla terra.
-Che hai?
-Che ho?
-Boh sei strano.
-Sono stanco.- Sorriso. Sospiro. Passi. Sospiri, musica, sorrisi, abbracci, rabbia, tristezza, amore, odio, voglia di piangere, voglia di correre, voglia di evadere, voglia di volare. Voglia che tutto quel che c’era non fosse mai esistito. Voglia che tutte quelle bugie scomparissero al vento. O forse verità? Voglia di picchiarlo, di riempirlo di pugni, di spaccargli il naso e di vederlo soffrire come stavo soffrendo io a causa sua… o a causa mia? Voglia di abbracciarlo. Voglia di tornare indietro nel tempo, a quei pomeriggi di cazzeggio davanti la tv, a quelle partite infangate nel campetto dietro scuola, a quell’ intesa, ai tempi di quell’ amicizia che lui, inconsapevolmente, stava portando via. Dicevano che forse domani avrebbe piovuto. Domani? Domani ci sarebbero stati solamente i soliti sorrisi, la solita rabbia, i soliti sospiri. Il solito autocontrollo. Giulia. Ma vaffanculo. Lui e Giulia. Due coglioni.