giovedì 31 gennaio 2013

Cambiare punto di vista

"Cambiare punto di vista, perchè il lavoro è tutto."
Questo il senso dell'intervento del Presidente della Regione Puglia e presidente nazionale di Sinistra Ecologia e Libertà (SEL) Nichi Vendola, a Villa Mercede, Frascati, il 31 gennaio 2013.
Ripartire dall'Italia, parlando dunque dell'Italia e ponendo il lavoro in cima alla lista delle preoccupazioni del Paese.
In una situazione in cui la paura del lavoro, inteso come impossibilità di trovarlo per chi non lo e rischio di perderlo per chi lo ha, è diventata il legante di un impoverimento tanto civile e sociale quanto economico per le generazioni che non può essere la ricetta per uscire dalla crisi, la risposta di Nichi Vendola è un governo di sinistra con ideali di sinistra, che riesca a mantenersi indipendente e che non abbia bisogno dell'alleanza con Mario Monti ed il polo centrista.
Il presidente di SEL ha sottolineato come sia sempre fondamentale il ruolo della cultura e dell'istruzione, che invece negli ultimi anni hanno pagato lo scotto di una crisi che ha catapultato i cittadini in un mondo finanziario fatto di azioni ed obbligazioni da cui è impossibile uscire vincitori: oggi il 2013 italiano rischia di restare senza una ragione lirica, così come Cinecittà rischia di trasformarsi in un albergo piuttosto che in un centro commerciale, e gettando un'occhiata al passato più prossimo è impossibile pensare che gli 8 miliardi di euro sottratti all'istruzione dal ministro Gelmini - una "devastazione" per usare le parole di Vendola - possano avere minore importanza del caso di Ruby Rubacuori.
"Siamo ai saldi di una stagione ubriaca nella quale si è fatto credere che fosse possibile creare ricchezza senza lavoro. La ricchezza finanziaria è più di 10 volte del Pil del mondo: questo significa che si è speculato sul nulla. E questa bolla speculativa scoppia in faccia al ceto medio e ai piccoli risparmiatori".
La via d'uscita è quella che valorizzi nuovamente il lavoro, quella che punti sull'innovazione e sulla qualità. La necessità, dunque, di investire sulla cultura e sull'istruzione è e non può non essere essenziale per lo sviluppo di questo paese, per il rilancio del welfare state che si è impegnato a salvaguardare il diritto alla cittadinanza, alle cure, ad una vecchiaia dignitosa: diritti sanciti dalla nostra Costituzione, e diritti soggetti a tagli del fondo di autosufficienza equivalenti alla spesa per l'acquisto di tre F35: ed "io mi ribello, io questo lo trovo inaccettabile".