domenica 29 settembre 2013

Il nostro spazio

Da ormai ex alunno sono tanti i pensieri e le emozioni che si rincorrono nella mente, cinque anni sono davvero tanti. Ho deciso di scrivere ancora un articolo per il nostro giornalino perché vorrei condividere una riflessione che ha inizio da una domanda: perché ho la netta sensazione che frequentare questa scuola sia stata un’esperienza unica? Ho pensato a lungo e ho raggiunto la risposta che vedete in cima all’articolo: la scuola è il nostro spazio. La scuola è il nostro spazio perché, più ci penso, e più capisco che quelli che davvero fanno la differenza nelle scuole sono le nostre idee, i nostri progetti, le nostre battaglie. Con tutto il rispetto del caso, che cultura è un professore che sciorina nozioni come fosse una macchina impaccheta-concetti davanti ad una platea di alunni mentalmente assente? La lezione può essere anche sul più complicato e interessante nodo dell’Universo, ma non è cultura. La cultura è partecipare, è dialogo. In questo, secondo me la nostra scuola è differente: abbiamo voglia di metterci in gioco e facciamo in modo che la scuola sia il nostro spazio per farlo. Gli esempi si sprecano: questo blog, le belle cogestioni, i tanti concorsi che abbiamo organizzato. Addirittura le proteste sono diventate il nostro spazio; la ricordate ancora quella di novembre di un anno fa? Lo striscione che la rappresenta dovrebbe essere ancora nella biblioteca (spero!), quello enorme in cui ognuno di noi ha lasciato una traccia di sé, una mano colorata, una frase, uno scarabocchio. Liberamente. Era un lenzuolo enorme e bianco, ci abbiamo visto un’opportunità, il nostro spazio. Così deve essere la scuola: una pagina bianca aperta a tutti, il nostro spazio. Che sapore ha sentire parlare di anarchia, di Costituzione, di musica rock, di Pablo Neruda, di politica, di scioperi, di riforme, di crisi economiche studenti appassionati? L’imprecisione e qualche strafalcione sono rischi concreti, come anche i diverbi piuttosto accesi, ma la passione non ha prezzo. La passione è sublime (e fatemela fare una citazione dal greco!). Ho capito che la scuola diventa un luogo dove si fa davvero cultura solo se noi, gli studenti, mettiamo in gioco noi stessi e non prendiamo soltanto qualcosa da questo posto, ma diamo anche del nostro in termini di idee. Se pensiamo che la scuola sia un luogo in cui veniamo costretti a studiare, in cui ci è tolta la libertà fisica e quella di opinione per cinque o sei ore sei giorni a settimana è un fallimento, anche nostro, perché significa che non abbiamo idee per colorare un lenzuolo bianco. Il bello della nostra scuola è vederci come una realtà collettiva viva. Questo è più o meno quello che penso, spero di avervi dato un’idea anche di quello che sento. La nostra scuola è una macchina alimentata da idee e spirito di intraprendenza, che passa di mano in mano da una generazione di studenti ad un'altra, dai quarti ginnasi ai terzi licei (o dai primi ai quinti dovrei dire per gli amici del linguistico e per tutti adesso che ci siamo uniformati nostro malgrado), è il nostro spazio e dobbiamo, pardon, dovete (tocca usare la seconda plurale adesso!) , mantenerlo tale. Dateci dentro!


Simone Calio’