lunedì 28 aprile 2014

Torneo di calcetto 2013-2014: Cronaca calcistica del 24/04/14

Ragazzi, queste semifinali stanno mettendo a dura prova il mio equilibrio mentale (già seriamente compromesso), così come stanno mettendo a dura prova i muscoli e la tenacia dei nostri atleti. Ed eccomi qui, a scrivere questa ennesima cronaca con un sottofondo musicale di “Gimme Shelter” dei Rolling Stones… Adesso ho proprio bisogno di fare un tiro di coca.
Ecco i protagonisti di questa semifinale: - Oddi, Pietrangeli, Inneo, Ramogida, Bertozzi - Bucciarelli, Pisciarelli, Tomei, La Stella, Ferretti, Refrigeri
La partita inizia relativamente presto (non abbiamo dovuto aspettare troppo gli atleti che si stavano vestendo…) e già vedo qualcosa di strano. Bertozzi comincia già ad arrancare e Tomei, una volta raggiunta la palla, si mostra indeciso (“A chi la passo?”). Aprofittando di questi attimi di indecisione, Bertozzi recupera le forze e ‘zompa’ addosso a Tomei (nella mia mente me li sono immaginati come John Cena e The Undertaker…). Nonostante questo inconveniente, Tomei non si lascia sopraffare, e, con assist di Bucciarelli (ci teneva che lo scrivessi), riesce a segnare. La situazione è di 1-0.
Nonostante il grande Pietrangeli si sia lasciato sfuggire questo tiro, riesce a pararne molti alti. Ve l’assicuro, l’ho visto fare certe acrobazie… La Stella prova a fare tiri di testa, ma l’unica cosa che riesce a fare è quella di tirare testate al cielo. Ramogida corre e va dritto dritto… addosso a Refrigeri. Secondo me quello ha passato troppo tempo agli autoscontri di Coney Island. Oddi si lamenta per la mancanza di dinamicità della sua squadra. Tomei fa un altro gol (2-0), ma subito dopo è il turno di Oddi, che, svincolandosi tra i vari avversari, riesce a segnare, e mi dedica pure il gol (2-1). Che gentile…
Dopo l’intervallo tra i due tempi, le squadre fanno cambio campo (l’ho detto bene?).
Pietrangeli lascia momentaneamente (poi definitivamente) la porta per provare a segnare, ma invano. Esilarante il calcio incrociato tra Pietrangeli e Bucciarelli. Mi spiego meglio: hanno provato a tirare un calcio all’unisono alla palla, colpendosi solo reciprocamente agli stinchi. Vista la ferocia del gesto, non si può dire che siano degli stinchi di santo… Troppo banale.
Bucciarelli si lamenta per il contenuto di una bottiglia di Rocchetta, dicendo che l’acqua è troppo aspra. Poi ha scoperto che era limonata… Assisto poi a un gesto di nobiltà sportiva più unico che raro: Refrigeri cade e Ramogida corre in suo aiuto. Questi giocatori hanno i cuori grandi come case…
Pisciarelli riesce a segnare (3-1), forse motivato per la presenza nelle tribune della sua ragazza, la nostra carissima redattrice (ne canto le lodi perché senza di lei non pubblicherei una mazza), o forse perché è bravo e basta.
Ferretti riesce a difendere la sua porta parando la palla a mo’ di pallavolo e Bertozzi para con le ginocchia.
La Stella, lasciando dietro di sé una scia di morti, raggiunge la porta avversaria e segna (4-1). Segue un urlo di disapprovazione da parte di Oddi (e c’ha pure ragione…). Oddi è talmente deluso che scontra lateralmente Ferretti. Non chiedetemi come abbia fatto.
La situazione rimonta un po’ di più con Pietrangeli che esegue DUE GOL CONSECUTIVI (4-3), dimostrando di essere bravo sia come portiere che come attaccante.
La partita poteva finire pari, ma forse avevo sottovalutato troppo Tomei, che riesce ad eseguire un ultimo gol (5-3) proprio pochi minuti prima della fine.
La partita termina 5-3 e mi sono levato dalle balle un’altra semifinale. I giocatori sono sicuramente la parte migliore della cronaca che scrivo, perché sono sicuramente loro quelli che si impegnano di più, dando il meglio di sé dentro e fuori dal campo. Una squadra storica esce e un’altra procede per la finale, e come sempre io mi tengo pronto a scrivere ancora, sotto il sole, sotto la pioggia e in mezzo agli uragani. Quindi tenete sempre gli occhi aperti e le orecchie dritte per leggere e sentire ciò che vi racconto.
In fondo queste partite sono un po’ come il film “Highlander”: NE RESTERÀ SOLTANTO UNO! Alla prossima.

Alessio Caprara

mercoledì 16 aprile 2014

Paura del futuro

Dopo davvero tanto tempo ritorno su queste pagine che mi diedero uno spazio molto importante per me e vorrei farlo con un articolo riguardante una di quelle emozioni, uno di quegli aspetti della vita (chiamatelo come volete) che più caratterizza noi giovani: la paura del futuro.
Le domande che ci poniamo sono tante: cosa sarò domani? Cosa riserva il mondo per me? Dove mi porteranno gli studi? Cosa sarà l'ambiente in cui viviamo domani?
Ognuna di esse pone alla sua base una tremenda insicurezza sia personale che, perdonate il termine, universale: noi, ragazzi giovani e in rampa di lancio, che avremmo la forza di spaccare il mondo a metà, abbiamo paura che il mondo spacchi noi.
Si sta diffondendo sempre più un'entomofobia, ma che non riguarda gli insetti, no.. quelli ormai fanno paura solo quando si va per prati a Pasquetta, ma riguardante il mondo stesso in cui viviamo, la grande casa che ci ospita: entomofobia è l'irrazionale paura dell'insetto, una fobia che permette ad un innocuo invertebrato di pochi millimetri di mettere in fuga "bestioni" di svariati centimetri e chili più grandi, come noi. Fobia che mi sento di accostare alla nostra crescente paura del domani perchè la nostra energia e la nostra forza sono, ora, migliaia di volte più grandi di quelle del domani, proprio con lo stesso rapporto altezza/peso tra noi e gli insetti.

E' proprio di questa voglia di stazionare nel comodo presente che vorrei parlare e dire la mia umile opinione: non dobbiamo essere sempre noi quelli che fuggono timorosi, non dobbiamo essere noi a fuggire davanti all'insignificante formichina che ci cammina sul piede, non dobbiamo essere noi a fuggire davanti alle nostre prospettive: il tempo non lascia scampo a nessuno, esso continuerà a scorrere indistintamente da come noi decidiamo di vivere.
Decideremo di essere forti e di prendere la vita per le palle, divenendo completi padroni di noi stessi e del nostro futuro? Il tempo continuerà a scorrere.
Decideremo di essere timorosi e bramanti di quella tranquillità che solo gli amici, la casa, la famiglia, le abitudini del presente sanno darci? Il tempo continuerà a scorrere.
Qualsiasi cosa succederà, noi continueremo a svegliarci la mattina e a dormire la sera, come un continuo ciclo, perchè il nostro corpo ed il "nostro" tempo continueranno a scorrere.

Siamo in continuo divenire, non possiamo fare nulla per fermare tutto ciò, ma possiamo fare TUTTO affinchè questo ciclo vitale quotidiano, affinchè ogni secondo non sia buttato nell'ansia del secondo prossimo, affinchè il tempo che scorre non sia nemico ma sia un fedele alleato in quella che sarà la nostra battaglia più grande: vivere. E farlo come vogliamo noi che sia.
Tutti possiamo farlo, dal più brutto (ne conosco tanti, tra cui me) al più bello, dal più basso (sempre nella categoria minore sto) al più alto, dal più stronzo (qua no, non mi ci ritrovo) al più buono. Tutti dovremmo farlo.

Vi parlo io, un ragazzo tanto determinato quanto affranto da questo tempo che scorra e da questo abbandono forzato del presente che la vita mi mette davanti: amo da morire questa mia quotidianità in questo ambiente, il piccolo Liceo classico-linguistico "Marco Tullio Cicerone"  di Frascati, con tutta la gente che vi è dentro, ma per questo dovrei vivere sempre in questa bella realtà non permettendo che il naturale prosieguo della mia vita si compia? Io dico di no.
E allora tutti quanti sentiamoci, ogni giorno, per quello che siamo: padroni di noi stessi, del nostro presente e del nostro futuro, perchè questo futuro è il presente di ogni domani.

Buona Pasqua a tutti.


Andrea Pietrangeli

Premio Mocci Cosenza 2014 - Come la classicità unisce l'Italia


Come la classicità unisce l’Italia attraverso Milano, Roma e Napoli

Quando la mia professoressa di latino e greco mi aveva presentato il bando di gara del certamen Premio Mocci Cosenza 2014 con la possibilità di parteciparvi, sul banco vedevo solo un pacco di fogli e scartoffie, mai mi sarei immaginato di vivere una delle esperienze più divertenti e formative che cinque anni di liceo classico mi avessero mai proposto. Quando ho comprato tramite internet due biglietti del treno per andare e a Napoli e tornare a Roma, sullo schermo del computer vedevo soltanto l’indicazione di un numero di un treno, di un orario, di una stazione, di un vagone, mai avrei pensato di star guardando i biglietti per vivere tre giorni fantastici con persone meravigliose. Ma andiamo con ordine.
Era gennaio quando avevo dato la mia disponibilità a partecipare al certamen Premio Mocci Cosenza 2014 organizzato dal blasonato liceo classico napoletano Umberto I. Il tempo passava con le stagioni a passo di giava e così, dopo aver passato i miei momenti liberi da studio ed altri impegni a ripassare o studiare ex novo autori dai cui testi sarebbero stati presi i brani della prova, giovedì 10 aprile mi ritrovavo alla stazione Tiburtina a perdere il treno per Napoli Centrale, proprio così: a perderlo. La cosa non iniziava proprio nel migliore dei modi, ma, dopo un paio d’ore, ecco un nuovo treno e Napoli si avvicinava. Arrivato nella città borbonica, finivo in un binario desolato dove vecchie locomotive venivano collaudate e non proprio con i migliori astanti che potessi aspettarmi: non era decisamente quello il binario 4 a cui ero stato indirizzato per salire sul treno metropolitano per raggiungere il liceo. La mia visione del certamen peggiorava sempre di più. Ma da lì sarebbe stato un crescendo vertiginoso e costante. Ad aspettarmi fuori dalla fermata della metro c’era il mio ospite: sì perché nei prossimi tre giorni sarei stato ospitato da un ragazzo del liceo, Lorenzo. E con Lorenzo c’era il suo amico Ugo pronto a ricevere il suo ospite, il milanese Marco. Eravamo in tre a giungere da fuori la Campania: a rappresentare l’orgoglio capitolino c’ero soltanto io, Marco e Marta arrivavano da Milano e dal famoso liceo classico Manzoni. Mi aspettavo studenti intensivi di classicità, pronti a tutto pur di trionfare nella gara, con alle spalle generazioni di fini grecisti e latinisti da non deludere. Non sono mai stato così felice di essermi sbagliato: i due Milanesi erano ragazzi simpatici e alla mano e stavolta, anche se lo può sembrare, non è un ossimoro. Nel pomeriggio del giovedì i ragazzi del liceo si preoccupavano di dare mostra della storia illustre della loro scuola e lo facevano benissimo davanti ai nostri occhi e agli occhi di genitori, professori e preside. La sera, dopo una sosta nell’idilliaco parco naturale della Gaiola con il mio ospite, in quel di Napoli la pizzata con tanto di antipasti fritti e babà in chiusura era d’obbligo. Il giorno successivo mi aspettava la prova: sei ore per tradurre un brano di Polibio e uno di Cicerone, da commentare e da confrontare. Dopo il pranzo, nella spettacolare biblioteca dell’altrettanto antico e prestigioso Istituto Pimentel Fonseca, il laboratorio teatrale della scuola metteva in scena una originale difesa dell’insegnamento della classicità in un testo scritto dai professori del liceo. Quindi ancora una cena conviviale, stavolta a base di pesce. Una passeggiata sul lungomare nella mattinata di sabato e la premiazione con i miei due compagni milanesi al primo e al terzo posto. Poi, finalmente, è giunta l’opportunità per noi forestieri di ricambiare cene pagate, passaggi in sella a moto e motorini, veri taxi e navette della mia tre giorni partenopea, ospitalità in case bellissime e accoglienza calorosissima potendo offrire un pranzo in uno dei pub più caratteristici di Napoli.
Con la massima sincerità possibile, mi sento di dover rivolgere un grandissimo ringraziamento a tutto il liceo Umberto I e alla famiglia del mio ospite Lorenzo che hanno dimostrato come la gli abitanti della più grande città magnogreca abbiano ereditato al meglio il valore ellenico dell’ospitalità, e anche ai ragazzi milanesi che hanno invece palesato come il luogo comune dell’antipatia nordica sia, come tutti gli stereotipi, solo un’enorme infondatezza. Non essendomi classificato tra i primi tre, l’unico rammarico sta nel non aver portato in auge al concorso Roma, ma è un rimpianto di breve durata perché la Città eterna si era già presa la sua rivincita nel momento stesso dell’istituzione del premio: già, perché Polibio e Cicerone nelle loro diversità sono accomunati dal solo e semplice fatto di aver trovato la loro acmè proprio nell’Urbe.
                                                          
Ludovico Oddi 

giovedì 3 aprile 2014

Torneo di calcetto 2013-2014: Cronaca calcistica del 03/04/2014


La partita di oggi non è stata del tutto priva di dinamismo da parte dei giocatori, tosti e iperattivi.La semifinale di oggi ha visto come protagonisti le seguenti squadre:- Taraborelli, Corrado, Rocca, Sciarra, Fusco, Camerini;- Colonnetti, Ceccacci, Falanga, Pelucchini, Sacchetti.E ci terrei ad aggiungere che la partita di oggi ha visto numerose (se mi è lecito chiamarle così) gaffe, tant’è che la prossima volta faccio un video della partita e lo mando a Fuori Frigo…La partita acquista più stile per la presenza di vere e proprie tifose che incitano al meglio tutti i giocatori.Non posso però fare a meno di notare che i giocatori hanno sputato parecchio nella giornata di oggi… Per prima cosa, non passano neanche pochi secondi che Sciarra, tentando di acchiappare la palla, fa un volo schiantandosi per terra lungo disteso.Taraborelli, Rocca e Sciarra non riescono a segnare a causa di tiri troppo alti, troppo forti o troppo distratti. Anche Corrado prova a segnare, ma Ceccacci lo blocca in tempo.Rocca, Taraborelli e Corrado ci riprovano ma falliscono, causa assenza di coordinazione tra i tre.Falanga fa quasi inciampare Taraborelli, e per punizione Rocca gli si schianta addosso, “addobbandosi” (se così si può dire) però a sua volta con l’avversario. Sciarra dichiara: “Camerini c’ha la flemma de Gandalf davanti alla porta”.Evidentemente la palla NON PUÒ PASSARE! Camerini e Taraborelli prendono il palo della porta avversaria uno dietro l’altro, e Camerini rischia di decapitare con un tiro il povero Falanga.Il primo gol è di Taraborelli, il “capitano, mio capitano” della squadra del Cicerone (ci sta tutto, con tutti i passaggi a casa che mi ha dato…). La situazione è di 1-0.Colonnetti prova due gol di testa consecutivi, ma Sciarra li blocca entrambi. La sua allegria non dura a lungo, dal momento che Sacchetti riesce a segnare nonostante le difese di Sciarra. La situazione è di 1-1. Seguono una serie di gaffe (sì, è proprio il caso di chiamarla così): Corrado prende la palla di faccia, Sciarra la blocca con la schiena e Camerini riesce a parare con un pugno (“Para con un pugno”… Sembra il nome di un indiano di “Balla coi lupi”).Quella che segue non è una gaffe, ma un vero e proprio miracolo: Taraborelli riesce a segnare proprio durante un salto. La situazione è di 2-1. La gaffe della giornata è della coppia Camerini-Corrado, i quali, a causa di una mancanza di coordinazione (e forse anche di udito) fanno autogol! La situazione è di 2-2. Camerini prova a tirare, ma Falanga e Colonnetti bloccano la palla con una vera e propria difesa a X. Questo era il primo tempo, il secondo è stato molto meno entusiasmante, ma non per questo privo di avvenimenti degni di nota.Per esempio la mossa di hip-hop eseguita da Taraborelli nel tentativo di bloccare la palla (tentativo pienamente riuscito).Pelucchini segna, portando la situazione a 3-2. Però ci sono temporali nella squadra: Falanga e Sacchetti litigano per motivi che non ho pienamente compreso, ma si tratta di una Lite con la L maiuscola. A pochi minuti dalla fine, Corrado segna. La situazione è di 3-3. La partita viene così portata ai rigori, dai quali escono vincitori Colonneti, Falanga, Sacchetti, Pelucchini e Ceccacci con 3 rigori portati a segno, contro i due della squadra avversaria. Questa semifinale termina così. Vediamo come finirà la prossima.Posso assicurarvi che, se i giocatori si dànno da fare, nessuna partita sarà mai abbastanza noiosa.
Alla prossima!


Alessio Caprara