lunedì 5 marzo 2012

Protect and Serve

All Cops Are Bastard. Tutti i poliziotti sono bastardi. Una frase che ha preso sempre più piede da un certo tempo a questa parte, nata negli anni ’80 fra i gruppi di skinhead e trasfigurata, col suo acronimo, in una pellicola cinematografica evento del momento: ACAB. Per quello che mi riguarda non è qualcosa che condivido, con cui mi trovo d'accordo; tutt'altro, mi sento proprio dalla parte opposta della barricata, ossia da quella parte che si ostina - forse ingenuamente, chissà - a difendere le forze dell'ordine.
Da brave persone abituate a servirsi di mezzi d'informazioni capillari quali siamo, immagino che tutti sapremo, magari anche solo per sentito dire, il motivo per il quale polizia e carabinieri sono di tanto in tanto al centro dell'attenzione dei media. Non starò qui ad elencare i vari casi Cucchi o Sandri, che, sempre da brave persone quali siete, suppongo conosciate per filo per segno. Preferisco concentrami su un caso molto più recente - non uso il termine attuale perchè volendo anche i sopracitati possono benissimo essere definiti tali - che si colloca all'interno dalla vicenda riguardante la costruzione della linea TAV in Val di Susa. 
Per chi non lo sapesse, con questa sigla si intenderebbe una nuova linea del Treno ad Alta Velocità che collegherebbe Torino e Lione: un progetto ipotizzato a inizio anni ’90 e che prevedrebbe, fra l’altro, la realizzazione di una galleria fra la Val di Susa, in Italia, e la Val Moriana in Francia, ed è proprio allo scavo di questo traforo che gli abitanti della Val di Susa si oppongono da anni con manifestazioni e proteste pacifiche.Qualcuno avrà forse visto le immagini, o sentito le cronache, di uno degli attivisti che in segno di protesta ha deciso di arrampicarsi su un traliccio della linea elettrica ad alta tensione, minacciando di appendersi ai cavi nel caso le forze dell'ordine non avessero abbandonato la zona. Che poi sia caduto è ormai notizia sulla bocca di tutti - seconda solo, forse, alla prematura scomparsa di Lucio Dalla - mentre sono sicuro siano in pochi ad essere a conoscenza delle parole del "leader" del movimento no-TAV a riguardo. "Luca (questo il suo nome) è stato fatto cadere dalla polizia."

Inspiro, ed espiro. Faccio mente locale. Cerco di chiedermi se dietro quella frase ci siano profonde implicazioni socio-psicologiche.
Non riuscendo a trovarle – magari sono mentalmente limitato, non so – l’unica spiegazione che mi sembra plausibile è quella di un’eccezionale cecità e mancanza di obiettività da parte di chi ha pronunciato quelle sette parole. Come già detto, il movimento no-TAV organizza molto spesso manifestazioni e proteste pacifiche, ed è più che normale che eventi di questo tipo siano costantemente monitorati dalle forze dell’ordine. Chi partecipò alle numerose manifestazioni studentesche dell’anno scorso dovrebbe saperlo per esperienza personale. Ora, arrivare a dire che la caduta di Luca Abbà dal traliccio dell’alta tensione sia stata causata dalla polizia è semplicemente stupido. Senza nulla togliere all’atto di eroismo e di estremo coraggio da parte del manifestante, non ha alcun senso addossare la responsabilità a persone che in quel momento erano lì a svolgere il proprio lavoro. A questo proposito, ci tengo a ricordare che il servizio offerto dalle forze dell’ordine non è proprio qualcosa di semplice. Si tendono a ricordare più facilmente i fatti più sinistri, ma quello che polizia e carabinieri fanno per tutti noi – dalla lotta sul campo alla mafia alle più piccole sciocchezze quotidiane – è essenziale, a dir poco. Eppure, continuiamo a lamentarci in ogni occasione. E’ giusto farlo, ovviamente, ma ci sono circostanze in cui prima di parlare sarebbe opportuno riflettere. Continuo a collegarmi ai fatti degli ultimi giorni riguardanti ancora il movimento no-TAV, riferendomi nello specifico a quell’uomo che abbiamo visto chiaramente sfidare e provocare la polizia. Di certo, chiamare “pecorella” un agente – che lo ripeto, sta svolgendo il suo lavoro – e continuare per diversi minuti con gli sfottò, con le frecciate di qualsiasi genere, è un gesto in cui personalmente non riesco a trovare nulla di eroico né tantomeno di coraggioso. Al massimo ci vedo una sconsiderata ingenuità. Non che questo giustifichi l’uso della violenza, per carità, e neanche si può dire che quell’uomo, che poi è stato trascinato via da quattro agenti durante gli scontri, se lo sia meritato. Molto più semplicemente sto dicendo che prima di rivolgersi alle forze dell’ordine con toni sempre più dispregiativi si dovrebbe pensare: non tanto alle conseguenze, quanto al fatto che anche l’agente che abbiamo di fronte a noi sia una persona in carne ossa, un uomo o una donna come noi, e probabilmente un padre di famiglia che col suo lavoro riesce a malapena a tirare avanti la baracca. Gli esaltati ci sono, certo; negarlo sarebbe sciocco così come lo sarebbe negare che molto spesso avvengono terribili errori umani. Ma ancora più sciocco sarebbe negare tutti quei servizi, il più delle volte invisibili, che gli “sbirri” fanno per noi. In fin dei conti è solo questo che chiedo di comprendere. Magari, la prossima volta che avrete a che fare con un poliziotto o un carabiniere, potrete rendervi conto di quanto possa essere gratificante un gesto di solidarietà.

Andrea Cristiano, II E

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