giovedì 17 maggio 2012

The Help

Mississippi, America anni sessanta.
Una casalinga giovane e volenterosa tocca con mano l’ipocrisia del suo tempo e, rompendo canoni e convenzioni, dà voce e cuore alla protesta. Un film corale, dove perbenismo e ipocrisia dei bianchi si misurano con la volontà di riscatto di altri.
Sono gli anni di M. Luther King e Kennedy, del sogno infranto di una America diversa che, prendendo coscienza dei suoi difetti, si proponeva al mondo come modello di rivoluzione sociale e culturale.
Stessi anni, diversa rappresentazione: l’atmosfera arida e fredda che avvolge la contea di Jessup in
Mississipi Burning mette angoscia. Stesso il tema, altra la sensibilità cinematografica, altri gli interpreti della realtà locale: nel film di Alan Parker l’agente Anderson - interpretato da Gene Hackman - scardinerà l’omertà di quella cittadina opponendo brutalità a violenza, infrangendo la legalità pur di sconfiggere complicità e diffidenze e consegnare alla giustizia i responsabili della morte di tre giovani attivisti.
Lo scopo è prendere a cazzotti l’America benpensante mostrandole una realtà che, anche se sconfitta dalla modernità del pensiero, non si separerà facilmente dalle sue profonde radici.
Cosa lega questi ad altri film, quel tempo al nostro tempo? L’emozione che genera ancora il gesto di Rosa Parks, la donna che, caparbiamente, decise quel giorno di non cedere il suo posto sull’autobus al bianco di turno, è ancora viva e si riflette oggi nei volti dei senza diritti, delle tante persone che cedono o si ribellano di fronte ad un mondo che elargisce ed esclude secondo un copione non scritto.
Comune, a volte, è la rassegnazione; comune è la difesa cieca ed ottusa del proprio particolare che
non intende ragionare né condividere; comune è la rete, meglio dire la ragnatela, di piccole violazioni
quotidiane che imbarbariscono il nostro tempo, rendendoci sordi e distratti. Violazioni che ci dobbiamo incaricare di cancellare.

Greta Mariani, II E

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