Core e
pormoni, come si direbbe a Roma e perché no, nei nostri amati castelli: la
formula perfetta, le due parole che riescono a sintetizzare tutta la grinta e
tutta l’emozione di una giornata come quella del 7 giugno 2012.
Una partita
giocata in campo e sugli spalti con la stessa intensità e la voglia di vincere,
poi concretizzate in una vittoria che mancava da veramente troppi anni. Ci
credevamo, fin dall’inizio, e non ci siamo mai sbagliati; nemmeno per un
istante abbiamo dubitato dei nostri eroi e alla fine abbiamo dimostrato di
saper essere più del semplice sostegno di una squadra, più di un mucchio di
studenti urlanti a sostenere i propri compagni. Le parole sono poche.
Quella che
trovo, per oggi, è una ed una soltanto: spettacolo.
Era tanto che aspettavamo l’occasione e i
nostri avversarsi contavano nella quinta vittoria consecutiva, nella manita a
cui tanto aspiravano. Un coro, uno dei tanti di fine partita, ha reso la nostra
ben chiara idea di dove quella manita dovesse andare a finire.
Ma al di là
dello sfottò e delle urla c’era altro, c’era la voglia di farsi sentire e di
farsi vedere come un grande gruppo unito. Sul campo si è sudato sangue, dagli
spalti siamo usciti senza voce ma con tutta la forza di sostenere i nostri
compagni vittoriosi.
Tanti erano
quelli che definiremmo capi ultras per lo sforzo impiegato nell’organizzare una
coreografia ed uno spettacolo d’eccezione e li ringraziamo, così come
ringraziamo tutti, tutti, nessuno escluso.
Come dimenticare un Edoardo Giammarioli, che correva qua e là ad attaccare striscioni e ad incitare il pubblico; o un Alessandro Montesi indiavolato e coperto dei colori bianco e azzurro della nostra squadra; o soprattutto un Ludovico Oddi, con un animo infervorato cento minuti su novanta passati ad alzare cori e ad organizzare le coreografia?
Come dimenticare un Edoardo Giammarioli, che correva qua e là ad attaccare striscioni e ad incitare il pubblico; o un Alessandro Montesi indiavolato e coperto dei colori bianco e azzurro della nostra squadra; o soprattutto un Ludovico Oddi, con un animo infervorato cento minuti su novanta passati ad alzare cori e ad organizzare le coreografia?
Accesi ed
esaltati come non mai, le nostre grida di urla hanno riempito l’aria di una
forza semplicemente inimmaginabile, che a stento riesco a descrivere battendo
le dita su una tastiera.
Il ricordo è
ancora vivissimo; il caldo, gli applausi all’ingresso in campo, l’attività
operosa e capillare nell’affiggere gli striscioni, le magliette stampate a
formare un’unica parola: Cicerone.
Poi il
fischio d’inizio e ci si accende subito.
Basta poco,
solo qualche minuto, prima del vantaggio. Fallo subito poco lontano dall’area
di rigore, sul pallone va Massacci e forse il portiere si stava ancora
domandando da dove sia arrivata la palla mentre la tribuna esplodeva di gioia.
Purtroppo
dura poco, ed il pareggio arriva nel giro di qualche minuto. Non è importante,
ci sono ancora un sacco di minuti da giocare e tutti lo sanno. Più di tutti lo sa Taraborelli, che regala
nuovamente il vantaggio e manda ancora in estasi il pubblico festante,
selvaggio.
Situazione
stabile per un bel po’, fine primo e tempo e si va a riposo, Cicerone 2 –
Touschek 1.
La ripresa è
fulminea e di nuovo l’atmosfera si accende. Anche in questo caso basta poco, un
guizzo di Sganga e la palla è ancora in rete. Allora esplodiamo, si sente tutta
la grinta e la dannata voglia di riscattare un successo che è sempre più a
portata di mano.
Cori più
forti e alti che mai, con tutta l’energia che dalle gole schizza in aria e
carica l’atmosfera di una magia potentissima.
Eppure si
sa, per portare a casa i risultati non si può pensare di non soffrire: è una
legge a cui non si scampa, ed a cui non siamo stati in grado di sottrarci
mentre vedevamo gli avversari rimontare lentamente 3-2, sbagliare – forse
volontariamente ma sul momento poco importa – un rigore piuttosto dubbio ed
infine pareggiare. I tre fischi finali bloccano tutto, si va ai rigori. Facce
sconsolate si scontrano con urli sempre più carichi di quella voglia di
riscatto che è stata un po’ dentro tutti noi per un buon paio d’ore.
Capitan Maggiorelli passa a farci un saluto, diamo a tutta la squadra il nostro sostegno come se non l’avessimo mai fatto. La tensione è alta, palpabile. La si sente nell’aria insieme alle voci emozionate.
Partono loro. Lo stadio si paralizza per un istante mentre la palla spicca il volo, e poi esplode nuovamente in boati di eccitazione quando Pietrangeli blocca la sfera. Tocca a noi, va Sganga sicuro ed è rete.
Capitan Maggiorelli passa a farci un saluto, diamo a tutta la squadra il nostro sostegno come se non l’avessimo mai fatto. La tensione è alta, palpabile. La si sente nell’aria insieme alle voci emozionate.
Partono loro. Lo stadio si paralizza per un istante mentre la palla spicca il volo, e poi esplode nuovamente in boati di eccitazione quando Pietrangeli blocca la sfera. Tocca a noi, va Sganga sicuro ed è rete.
“Manteniamo
la calma” dicono alcuni, del resto ce ne sono ancora altri quattro da tirare.
Di nuovo loro e stavolta è gol. “Coraggio, coraggio!”
Parte Massacci e la palla finisce sotto l’incrocio dei pali, un rigore perfetto. Cambio di portiere e Cicerone pronto a difendersi con le unghie e coi denti, e la seconda parata accende le speranze di una vittoria vicinissima.
Sta a noi adesso, non si può sbagliare. Sul dischetto c’è Botti: colpo sicuro e rete.
Parte Massacci e la palla finisce sotto l’incrocio dei pali, un rigore perfetto. Cambio di portiere e Cicerone pronto a difendersi con le unghie e coi denti, e la seconda parata accende le speranze di una vittoria vicinissima.
Sta a noi adesso, non si può sbagliare. Sul dischetto c’è Botti: colpo sicuro e rete.
“Calma” dice
ancora qualcuno, altri sono talmente pieni di ansia da scoppiare. “Pariamo
questo e andiamo a casa, abbiamo vinto.”
Touschek al
tiro, Pietrangeli ancora alla parata ed è il delirio.
E’ un liceo
classico Marco Tullio Cicerone scatenato quello che si riversa addosso alle
inferriate con una furia dirompente, vorremo scavalcare o travolgere tutto ed
andare ad abbracciare i nostri ragazzi che impazzano qua e là per tutto il
campo in preda ad una gioia incontenibile.
Poi, dico la
verità, tanta era l’emozione e la commozione che non ci ho capito più niente.
Il ritorno a
scuola è stato l’immagine della soddisfazione per una vittoria che mancava da
anni e che è dedicata a tutti noi; l’accoglienza dei nostri eroi sul piazzale
un esplosioni di colori e di striscioni, di abbracci e di complimenti, di
sorrisi per chi impara appena adesso a conoscere cosa significa vivere la
nostra scuola e di un velo di rammarico per chi sente lo stacco imminente.
Liceo
Classico Marco Tullio Cicerone - Liceo Scientifico Bruno Touschek: 6 - 4 (D.C.R.)
1 commento:
Miticiiiii!!!!!!!! <3 :D
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