venerdì 16 novembre 2012

E' ora di capire!

In questi giorni stiamo sentendo sempre più spesso parlare della riforma imposta dalle legge 953 ex Aprea, ma molti di noi non sanno veramente di cosa si tratti.
Questa legge (ex Aprea) ha già ricevuto lo scorso 10 ottobre, sotto un assoluto silenzio l’approvazione della maggioranza della settima commissione Cultura della Camera.
Quali cambiamenti reali comporta questa legge?
Ecco un elenco di alcuni dei punti fondamentali di questa riforma:

- La legge n.953 afferma che la scuola si adegua alle diverse realtà sociali ed economiche e quindi stabilisce delle disuguaglianze economiche e sociali nel Paese. Ci saranno perciò scuole con molte disponibilità e scuole marginali;

- Limita il ruolo degli insegnanti e rafforza il ruolo manageriale del Dirigente Scolastico;

- Prevede una scuola facilmente condizionabile da poteri esterni con contributi che possono essere anche finalizzati o addirittura con la presenza di esterni;

- Ribadisce il ruolo principale, superiore e verticistico del Ministro e degli strumenti di intervento
(INVALSI) con una limitazione della libertà di insegnamento (decisione del programma da eseguire
ecc.);

- Smantella il sistema scolastico statale e prevede un sistema di scuole comprensive e private;

- Delega al Ministro la normativa di attuazione, accentuando il carattere ministeriale della scuola;

- Delega alle Regioni la competenza ad educare la forma di partecipazione a livello territoriale
senza definire alcun principio;

- Configura una scuola che si avvale delle disuguaglianze.

Un paese che si rispetti per uscire da momenti di crisi come quello che stiamo vivendo non può non investire in un settore importante per il proprio sviluppo come quello della cultura e del
sapere.
Possiamo datare l’inizio della decadenza della scuola pubblica al 2008, con la famosa legge 133/2008, che introdusse un taglio pluriennale di ben 8 miliardi di euro alla scuola pubblica e di 150.000 posti, causando la formazione delle cosiddette “classi pollaio” formate da 30 e più alunni.
La conseguenza più eclatante sarebbe l’entrata di un ente esterno alla scuola nel consiglio d’istituto trasformando l’obiettivo primario della scuola, che è quello di formare lo studente, in un
obiettivo a fini di profitto.
Questo è ciò a cui stiamo dicendo NO, per il nostro futuro e per un paese migliore.

Veronica Da Dalt, IVC
Giulia Sellati, IVC

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