venerdì 14 dicembre 2012

Eppur ancor si sogna

C’era una volta un pianeta lontano lontano abitato da creature chiamate “Esseri Umani”. Gli Esseri Umani erano una razza davvero interessante: erano così intelligenti ed industriosi che, nel momento in cui si avvidero che il mondo che li circondava era essenzialmente pericoloso ed ostile, si adoperarono affinché con le loro mani e il sudore della loro fronte ne potessero creare uno più sicuro in cui la vita non fosse un’eterna fuga dal nemico. Una volta create le loro “Città” sicure, gli Esseri Umani, che - per Bacco! - davvero erano una specie intelligente, si accorsero che tuttavia oltre alla sicurezza per vivere felici avevano bisogno anche di Giustizia, Uguaglianza, Libertà di espressione e si adoperarono affinché anche tutto questo, per quanto possibile, si realizzasse.
Nel corso della loro opera gli Esseri Umani si accorsero di aver creato una “Società” che puntava al loro benessere, sì, ma che, nella verità dei fatti, non lo raggiungeva mai; era una Società che aveva creato un “Mercato Libero” che doveva essere l’occasione per tutti di comprare ciò che volevano in base al “Potere d’Acquisto” che ognuno aveva, che sarebbe stato più grande per il cittadino più meritevole e più piccolo per quello meno, cosicché i più zelanti nel “Lavoro” - cioè nell’azione di mettere le proprie abilità al servizio della Società - potessero avere, come premio per il loro impegno, la possibilità di comprare ciò che desideravano.
All’ombra di questo grande sogno gli Esseri Umani non s’avvidero questa volta di un mostro che - ahimé - era proprio dentro di loro. La loro natura di esseri così intelligenti e così industriosi li portò all’eccesso: dopo che avevano teorizzato e costruito la macchina perfetta non si accontentarono di condurla seguendo la strada; vollero correre, veloci come un giaguaro, poi come il suono, poi come la luce e sempre più abusando di quella macchina in teoria perfetta.

Chi, dapprima virtuoso, aveva guadagnato molto non si accontentò di ciò che aveva e volle sempre di più, senza pensare (?) che, siccome il Mercato, abbondante sì, era uno solo e non infinito, più un singolo aveva più a qualcuno veniva tolto. Gli Esser Umani divennero avidi speculatori pronti a godere di fronte a uno Stato, a un popolo, in difficoltà a cui potevano rubare, capitalisti che dietro a pubblicità colorate e sorridenti, dietro prodotti che promettevano la felicità nascondevano fabbriche in cui lavoravano quelli che si dovevano accontentare delle briciole del Mercato che il padrone gli lasciava. La cosa buffa è che ciò che gli Esseri Umani avevano perso di vista era la loro vita. Sai, loro non vivono per sempre e le Città, i Diritti, la possibilità di avere un Mercato rispondevano all’esigenza di far sì che questa vita fosse il più lunga e felice possibile, ma, nella loro ansia di ubriacarsi di tempo e felicità, finirono per consumare le loro esistenze: il padrone sempre alle prese con i suoi grafici finanziari, con le sue speculazioni, con il suo obiettivo di arricchirsi; lo schiavo consumato da ore interminabili di lavoro; tutti gli altri perennemente rosi dall’esigenza di avere abbastanza denaro per sopravvivere e, possibilmente, ostentarlo. Arrivarono addirittura a negarsi il sonno, quelle 7 o 8 ore di nulla in cui affari andavano in fumo, prodotti andavano prodotti, la vita doveva continuare ben desta perché il denaro non dorme mai, perché in ogni momento una crisi su cui speculare potrebbe scoppiare, perché in ogni istante nel mondo c’è un possibile acquirente.
In questo pianeta divenuto anche senza sonno vivevano gli Esseri Umani, creature davvero intelligenti ed industriose… Chi sa se un giorno saranno anche abbastanza coraggiose da cambiare generazioni di errori.

Simone Caliò, IIID

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