mercoledì 12 dicembre 2012

L'Italia dimenticata delle stragi di Stato

Milano, 12 dicembre 1969. A piazza Fontana salta in aria la Banca Nazionale dell'Agricoltura, provocando la morte di diciassette persone e il ferimento di ottantotto.
Le prime piste della polizia non lasciano ombra di dubbio: l'attentato ha una matrice di sinistra e, precisamente, anarchica. Ma poco tempo dopo le prime indagini, che portarono alla "morte accidentale" del ferroviere Giuseppe Pinelli e alla presunta colpevolezza del ballerino Pietro Valpreda, si affaccia un'altra ipotesi.
L'attentato sarebbe stato organizzato da membri dei gruppi fascisti di Ordine Nuovo e di Avanguarda Nazionale e, ancor peggio, con la complicità di alcuni membri dei servizi segreti italiani e americani che, preoccupati dai moti studenteschi del '68 e dal buon risultato elettorale del Partito Comunista Italiano (il più grande del blocco occidentale), avrebbero voluto spingere il paese verso una deriva autoritaria provocando nella popolazione preoccupazione e terrore.
Da questo momento in poi la strage di piazza Fontana e in seguito quelle del treno Italicus, di piazza della Loggia a Brescia, della stazione di Bologna e dell'aereo di Ustica saranno conosciute come "Stragi di Stato", crimini che a tutt'oggi non hanno colpevoli.
Scrivo simbolicamente quest'articolo oggi, 43 anni dopo i fatti di Milano, per denunciare la mancanza di memoria, non solo riguardo a Piazza Fontana, ma riguardo a tutte le stragi che hanno "colpito al cuore" e "preso a tradimento" questo Paese, uccidendo centinaia di comuni cittadini in nome di un presnto quanto improbabile pericolo.
Sarà che in questo paese si tende a dimenticare ciò che fa male, ma io credo che nulla sia più sbagliato che mettere la testa sotto la sabbia e lasciare che la richiesta di giustizia delle famiglie delle vittime resti un grido inascoltato perso nell'oblio della storia.
Quando Pasolini ne parlò, in un famoso articolo pubblicato nel 1974 sul Corriere della Sera, le definì "Romanzo delle Stragi", e forse mai definizione fu più appropriara, intricate come sono, con una una "trama" tanto complicata quanto lunga.
Ma se fossero davvero romanzi, oltre ad avere una fine, le stragi di Stato dovrebbero essere dei classici, libri come I Promessi Sposi e I Malavoglia che si studiano a scuola e che ti restano addosso per tutta la vita, perchè ci sono dei momenti nella vita di un Paese che non si possono e non si devono dimenticare.
Nessun italiano può permettersi di non ricordare il mercatino degli agricoltori di Piazza Fontana, la luce di piazza della Loggia, il treno Italicus, l'aereo di Ustica o l'orologio della stazione di Bologna, fermatosi alle 10 e 25 di quel maledetto 2 agosto 1980.
Dietro ad una nazione c'è sempre una storia, buona o cattiva che sia e non esiste demorazia se non c'è il ricordo, poichè la mancanza di memoria è sinonimo di dittatura.
Per Pinelli e per tutte quelle voci inascoltate e perdute nel rumore sordo di una bomba cerchiamo di portare avanti la nostra Resistenza culturale!

Alessandro Montesi, IIID

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