venerdì 28 dicembre 2012

Whistlejacket


George Stubbs, 1762
Olio su tela, 3m x 2.5m
National Gallery, Londra

Whistlejacket, cavallo da corsa nato nel 1749, noto soprattutto per la vittoria del 1759, data che segnò anche la sua uscita dagli ippodromi, fu ritratto da George Stubbs nel 1762 su commissione della seconda marchesa di Rockingham. L’opera si può definire compiuta in quanto fu verosimilmente commissionata così come la vediamo oggi come dimostrano alcuni dettagli stilistici (le ombre sotto gli zoccoli posteriori), ma anche perché la fama di Stubbs era legata prevalentemente ai ritratti
di animali. Forte degli studi anatomici, condotti su corpi umani e animali, l’autore ne dà prova proprio in quest’opera non solo nella credibile postura rampante del cavallo ma anche nella scientifica rappresentazione della muscolatura, delle venature e dei endini, che conferiscono alla figura potenza, tensione ed energia quasi palpabili, effetti che Stubbs volutamente ricercò per coinvolgere nella scena l’osservatore, l’alta borghesia britannica. Ma come amplificare la partecipazione dell’osservatore? Isolando l’animale e astraendolo da qualsiasi contesto paesaggistico o storico (motivo per cui ancora oggi l’osservatore è catturato).
Nonostante l’opera venne dipinta in età neoclassica essa anticipa per certi versi la corrente romantica, soprattutto per ciò che si cela dietro all’immagine del cavallo: lo spirito libero e impetuoso sciolto dalle “briglie” della società, il selvaggio, l’uomo che vive nel rifiuto delle regole e delle imposizioni, scritte o “convenzionali”.

Fonti: National Gallery, The Guardian, Thoroughbred Bloodlines

Cecilia Bufano, IIIE

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