venerdì 8 novembre 2013

Essere o non essere furbi? Una riflessione sui tempi moderni



Mercoledì scorso, a culmine del mio periodo decisamente sfortunato, si è posta la mia quinta lezione di guida. Dopo aver aspettato per circa un quarto d’ora fuori il palazzo della scuola guida in attesa che aprisse e consegnasse le chiavi di un’arma a chi, come me, quell’arma non la sa proprio usare, mi voltai all’indietro e notai che istruttrice e segretaria dell’autoscuola stavano discutendo animatamente con una signora coadiuvata da una sua amica. Venni presto a sapere che la signora lamentava un danno procurato alla fiancata della sua macchina a suo avviso procurato dall’istruttrice (e già un’istruttrice di guida che fa il botto con l’auto non è molto rassicurante). Questa, dal canto suo, persisteva nel negare la sua colpevolezza e chiedeva alla controparte di lasciarla andare perché, in ritardo di ormai venti minuti, sarebbe dovuta andare a fare la guida con il sottoscritto. Nonostante avesse ricevuto i dati della tamponatrice, la signora non si decideva a liberare la sua prigioniera di quella guerra urbana, almeno finché non sarebbe arrivato il marito, cosa che avvenne nel giro di pochi attimi. Così, con circa venti minuti di ritardo potei iniziare la mia lezione di guida. L’istruttrice si scusò molto con me e mi concesse altri dieci minuti oltre la fine dell’orario di guida, a discapito del ragazzo che aveva la lezione nella fascia oraria seguente.
In seguito, discutendo dell’accaduto con un mio caro, fui tacciato di “essere fesso” e di “mancare di faccia tosta” per non aver reclamato quegli altri dieci minuti, che sommati con i dieci concessimi avrebbero coperto il ritardo nell’inizio della lezione, cosa che, a suo avviso, sarebbe stata mia di diritto. Io ribadii che tale pretesa era del tutto fuori luogo ed estranea ai miei reali diritti circa quell’ora di lezione. Ora, tutti quelli che mi conoscono sanno che quando devo far valere un mio diritto di certo non mi traggo indietro, ne sa qualcosa mistress Adelina circa la questione succursale, e pertanto la mia risposta non è stata minimamente dettata dalla paura di arrogare un mio diritto. Infatti, io credo che, essendo stato il ritardo dovuto a terzi e a cause di forza maggiore, sebbene vedendo la signora tamponata di certo più vicina alla pensione che al diploma non si direbbe, ed essendo stato il motivo del ritardo ampiamente spiegato, l’istruttrice e la scuola guida non avessero alcun dovere nei miei confronti. Anzi, mi avevano fatto la cortesia di ritagliare dieci minuti del patentando dell’ora successiva e di concederli a me. Inoltre, avendo fatto un sacrificio io rinunciando a dieci minuti ed uno l’istruttrice, avendo accumulato il ritardo fino all’ultima fascia oraria e essendosi quindi ritrovata chiudere la giornata lavorativa dopo la normalità, il danno si poteva dire riparato, senza andare più di tanto ad influire sulle seguenti ore di guida. Da questo episodio sono arrivato a chiedermi perché solo in questo nostro Belpaese essere disposti a fare il proprio sacrificio, essere onesti, o anche solo essere umanamente gentili è considerato essere fessi? Giorno dopo giorno in molti pretendono il rispetto e la garanzia dei propri, talvolta solo ipotetici, diritti e si dimenticano dei propri doveri: e il peggio è che questi figuri vengono considerati non solo furbi, ma anche eroi della patria, difensori dei deboli. Io ritengo, al contrario che i furbi (leggi i previdenti) e gli eroi della patria, i difensori dei deboli siano quelli che non si arrendono ad avere una città sporca ed inquinata e per primi gettano nel cassonetto della differenziata i propri rifiuti. Sono quelli che, pur ottenendo in cambio servizi scadenti, continuano a pagare tasse e imposte. Sono quelli che rispettano il ruolo e l’opinione dell’altro, in ogni contesto, prima di chiedere il proprio. Sono quelli, insomma, che hanno capito che lo Stato, la comunità non sono dei terzi che sottraggono loro le nostre forze e i nostri sforzi, non solo monetari, ma che lo Stato e la comunità siamo tutti noi messi insieme e quindi anche se stessi. Spero che questo mio sfogo non cada nell’inascoltato, ma che serva a richiamare ognuno dei lettori a compiere i propri doveri di cittadino del proprio comune, della propria provincia, della propria regione, del proprio paese, ma soprattutto del proprio mondo. Vi vorrei lasciare con due citazioni: la prima, che riassume tutto il mio pensiero, è tratta dell’Heautontimoroumenos (pronunciarlo a memoria è più facile che leggerlo) di Terenzio e recita “Homo sum, humani nihil alienum a me puto”, che per magnanimità nei vostri confronti tradurrò io: “Sono un uomo, nulla di umano reputo estraneo a me”; la seconda è un appello che il grande John Lennon ci ha lasciato nelle parole finali di quel capolavoro che è Imagine “You may say I’m a dreamer, but I’m not the only one, I hope someday you’ll join us and the world will be as one”.
Tuttavia, per non lasciarvi proprio con troppa smielatezza in bocca, vi racconterò come è andata la partenza di quella famigerata guida, la più comica che il mondo abbia visto dai tempi della Modello T della Ford del 1888. Dopo aver sistemato il sedile, regolato gli specchietti e messo la cintura, come da procedura, sono partito facendo attenzione alla salita che mi attendeva. Tutto perfettamente se non fosse per il fatto che non avevo fissato bene il sedile e che, pertanto, quando sono andato a premere l’acceleratore sono stato catapultato indietro con il sedile e la macchina si è spenta in mezzo al tratto in salita, perennemente trafficato, della piazza del comune di Frascati e l’istruttrice tra i clacson di quelli di dietro che rischiavo di travolgere e le sue risate per l’evento a dir poco ilare mi ha tratto in salvo partendo lei con i doppi comandi e lasciandomi il volante solo dopo una decina di metri.



                                                                                                                      Ludovico Oddi VC

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