Dopo gli accoglienti e calorosi saluti dei professori Federico Masini e Roberto Nicolai, sono stati letti alcuni pensieri, sia da docenti che da studenti (fra i quali distinguiamo due alunne del Cicerone!).
Si è passati dalla riflessione su temi profondi come l'infelicità, la noia, la malinconia, l'illusione, alla commozione nell'ascoltare parole dolci, vaghe, tristi, nostalgiche, per poi sorridere, sospirare, capire.
Un uragano di emozioni ha travolto l'aula. Un'aula in cui, per qualche ora, tutti, studenti, docenti, giovani, adulti, donne, uomini, tutti erano uguali, sintonizzati sul pensiero di un poeta dall'animo frustrato e con un vuoto incolmabile nel cuore, che pur essendo vissuto secoli fa, riesce ancora a farci emozionare.
Un poeta che nel contempo riesce ad essere per noi lontano e vicino. Quante volte ci è capitato di non riuscire ad esprimere le nostre emozioni? Quante volte le parole ci sono sembrate vuote?
Ebbene, Leopardi ci è riuscito, ha preso quelle parole e le ha riempite con la sua anima, ha preso quelle parole e le ha rese emozioni.
Cristina Ionne
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