martedì 7 febbraio 2012

15 Ottobre, io c’ero!

14 Dicembre 2010 vicino Monte Citorio,15 ottobre 2011 piazza San Giovanni (Roma). Questi sono i luoghi e le date che ci ricordano più di ogni altro le proteste contro i tagli alla suola pubblica effettuati dal governo precedente, le occupazioni e i cortei avevano coinvolto tutte le città italiane, protestavamo per gli 8 miliardi tolti alla scuola, le strutture fatiscenti e la precarietà. Io ero presente ad entrambe le manifestazioni che ho citato e me ne ricordo come se fosse ieri: il 14 dicembre ero partito con dei compagni di scuola ma presto sono rimasto solo a causa della confusione creata dagli scontri con la polizia. Il corteo è passato davanti ai licei occupati e al ministero delle finanze prima di dirigersi verso  la camera per influenzare l’ennesimo voto di fiducia ma questo ha provocato la reazione degli agenti in assetto antisommossa. Avendo perso di vista i compagni della mia scuola sono tornato a casa per non farmi coinvolgere negli scontri. La manifestazione si  rivelò un fiasco il governo ottenne la fiducia e gli scontri diedero un’opportunità all’allora  ministro  dell’istruzione Gelmini per condannare la protesta. Tutt’altra cosa era il corteo di piazza San Giovanni e di ben altra rilevanza poiché non erano, come il 14 dicembre, solo gli studenti a scendere in piazza ma anche  precari, insegnanti , ricercatori e soprattutto cittadini erano venuti a Roma da ogni parte d’Italia. Il 15 ottobre  era la giornata internazionale del movimento we are 99%,da noi meglio conosciuti come indignati, nato in Spagna con gli “indiñados”.Quel giorno scendevano in piazza 90 capitali e 900 città in tutto il mondo e proprio a Roma era atteso il numero maggiore di persone(500.000 ca.).
Il percorso concordato con la questura questa volta era stato seguito dal corteo ma nonostante ciò quella di Roma fu l’unica a finire con dei disordini. Gli scontri non furono con i manifestanti ma con i cosiddetti “black blocks” chiaramente intenzionati a rovinare la manifestazione, la loro preparazione e lo schieramento sbagliato delle forze dell’ordine,1500 a difesa del parlamento e solo 800 a piazza San Giovanni, hanno creato quei disordini così tanto descritti dai giornali. Tutto è cominciato con piccoli gruppi di poche persone che compivano rapide incursioni, anche molto violente, ma nessuno dei manifestanti poteva immaginare quello che sarebbe successo poco dopo. Nel giro di poche ore i “black blocks” sono riusciti a spezzare il corteo e a mettere in difficoltà i pochi agenti presenti la paura e le informazioni confuse che raggiungevano il resto del corteo hanno fatto il resto. La violenza inaudita di quella minoranza ha permesso al caos di prendere il sopravvento boicottando la manifestazione e quindi l’intero movimento.  Troppo poco è stato detto della manifestazione pacifica, della maggioranza delle persone che quel giorno erano in piazza contro un sistema ingiusto e iniquo. Quella è stata l’ultima grande manifestazione prima della caduta del governo, ma ora?
Il nuovo governo ci ha chiesto sacrifici e rigore ma la vera riforma scolastica non è  in programma, le priorità a Palazzo Chigi sono altre e per ora la scuola deve arrangiarsi come può. Il governo cambia ma i problemi restano gli stessi e allora le scuole sono costrette a chiedere contributi alle famiglie per un servizio che dovrebbe essere gratuito e spesso non è efficiente come dovrebbe. Capiamo la necessità del governo di risanare i conti pubblici per il bene del paese ma ci aspettiamo al più presto quella riforma della scuola così a lungo rimandata e sostituita con tagli e novità inutili se non dannose che attendiamo da troppo tempo.

Luca Busetta, VB

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